La prima azzurra a Roma: debutta la radio con Ferraris e Fuffo

nazionale roma

Qui sopra gli azzurri il 25 marzo 1928 (foto dell’Archivio Storico Istituto Luce – Cinecittà)

La nazionale italiana di calcio arriva a Roma con colpevole ritardo: alla 68ª gara della propria storia e 18 anni dopo il debutto, che risale al 1910. Così, il 25 marzo 1928, la prima nella Capitale viene organizzata in grande stile: per l’Italia c’è un avversario di assoluto prestigio per l’epoca, l’Ungheria, c’è un impianto rimesso a nuovo (lo Stadio Nazionale del Partito Nazionale Fascista, strapieno nonostante il maltempo), c’è una folta rappresentanza di autorità politiche e sportive e c’è anche la radio, che per la prima volta segue una partita di calcio nella storia del nostro Paese.

Italia Ungheria 1928

La nazionale italiana schierata il 25 marzo 1928. In piedi da sinistra: Levratto, Caligaris, Pietroboni, Bernardini, Ferraris IV, Rosetta, Conti, Rossetti e De Prà. Accosciati: Pilotta (massaggiatore) e Libonatti. Non c’è capitan Baloncieri, evidentemente impegnato nelle cerimonie del pre partita

Italia-Ungheria 4-3, esordio della nazionale a Roma

In campo, quel giorno, ci sono pure due romani: Attilio Ferraris, capitano della Roma, e Fulvio Bernardini, perno della linea mediana dell’Inter, ma in procinto di vestirsi di giallorosso. Proprio il match tra Italia e Ungheria fornisce a Renato Sacerdoti, che il 29 marzo diventerà presidente romanista, l’occasione per iniziare una lunga corte a “Fuffo” che si concluderà con l’ingaggio, ufficializzato meno di due mesi più tardi, il 17 maggio 1928.
Il sabato sera, alla vigilia di Italia-Ungheria, lo stesso Sacerdoti organizza nella sede della A.S. Roma un banchetto per le autorità politico-sportive e per gli esponenti delle federcalcio magiara.

Libonatti

Il portiere ungherese Amsel blocca un tiro di Libonatti sotto gli occhi di Rossetti e Rosetta

Oltre 30 mila spettatori allo Stadio Nazionale

Nonostante un incessante temporale colpisca la Capitale sin da sabato, il pubblico non vuole perdersi l’appuntamento e lo Stadio Nazionale del P.N.F. (progenitore dello Stadio Flaminio), appena ristrutturato, ha un colpo d’occhio straordinario, con 32.500 spettatori pronti a godersi un grande pomeriggio di calcio.

Stadio Nazionale PNF

Il colpo d’occhio dello Stadio Nazionale del P.N.F. di Roma il 25 marzo 1928

Stadio Nazionale Roma

La pianta dello Stadio Nazionale del P.N.F. ristrutturato per l’occasione

Il match peraltro ha un peso speciale perché valido per la prima Coppa Internazionale, torneo europeo d’elite che mette di fronte azzurri, magiari, Austria, Cecoslovacchia e Svizzera. Proprio l’Italia vincerà in rimonta quell’edizione di apertura, conclusa nel 1930.

La nazionale italiana in visita da Mussolini prima della gara

Ungheria favorita: non ha mai perso con gli azzurri

A Roma l’Ungheria si presenta con i favori del pronostico, in virtù del fatto che la nostra nazionale non è mai riuscita a batterla nei 6 precedenti incontri, rimediando anche due sonore scoppole (6-1 nel 1910 e 7-1 nel 1924). Il 46enne commissario tecnico magiaro Gyula Kiss schiera nell’undici titolare, tra gli altri, l’ex “romano” e centromediano Marton Bukovi, autore di 23 gol in 16 gare da attaccante con l’Alba di Roma nel campionato 1925-26, Ferenc Hirzer, capocannoniere e campione d’Italia nel 1925-26 con la Juventus (35 reti in 26 gare), e il terzino Imre Senkey, che nel 1947-48 sarà allenatore della Roma.

Ungheria 1928

La nazionale ungherese schierata a Roma

Altri ex “italiani” sono Ignac Amsel, già portiere dell’Anconitana, e l’esordiente terzino destro László Sternberg, ex difensore di Novese e Andrea Doria. Tutti hanno dovuto lasciare il nostro Paese perché dall’estate del 1927 l’Italia del calcio ha vietato i tesseramenti di calciatori stranieri (oriundi a parte). Il capitano ungherese è il quasi 32enne Kalman Konrad, che prima della gara stringe la mano al nostro portabandiera Adolfo Baloncieri.

Bukovi Alba

L’ex albino Bukovi devia di testa un tiro di Levratto

Bernardini e Ferraris sulla linea mediana

Il ct azzurro Rangone non rischia nuovi innesti per l’occasione: i meno esperti (con 4 presenze in azzurro) sono Attilio Ferraris, che nel match precedente contro la Svizzera (il 1° gennaio 1928) è diventato il primo romanista nella storia della nazionale italiana, e Gino Rossetti, che ricompone con Baloncieri e Libonatti lo straordinario tridente offensivo del Torino. A metà campo, accanto a Ferraris, c’è il suo amico e concittadino Bernardini, particolarmente acclamato dal pubblico capitolino.

Nella tribuna d’onore, che guarda alla collina dei Parioli, siedono, tra gli altri, il governatore di Roma Ludovico Spada Veralli Potenziani, il presidente del Coni Lando Ferretti, quello della Federcalcio Leandro Arpinati, i gerarchi fascisti Italo Balbo, Achille Starace, Francesco Giunta e Giovanni Giurati.

Stadio Nazionale PNF

Il settore popolari in occasione di Italia-Ungheria del 25 marzo 1928

Italia-Ungheria 4-3, la partita e i gol

Sotto una pioggia battente per quasi tutto il match (fischio d’inizio alle 15.07), l’Italia parte a spron battuto, sfiorando tre volte il gol del vantaggio, ma è la nazionale ungherese a segnare al 13’ con l’ala sinistra Kohut.

Poco dopo la mezz’ora, è proprio il caso di dirlo, piove sul bagnato: il terzino destro azzurro Rosetta viene fermato da uno stiramento muscolare al fianco sinistro: il difensore della Juventus è visibilmente menomato, ma resta in campo dal momento che non sono previste sostituzioni. Il ct Rangone, come spesso si fa all’epoca in questi casi, lo sposta all’ala sinistra invertendolo di ruolo con Levratto mentre Caligaris passa da terzino sinistro a destro.

Virginio Rosetta

Il portiere ungherese Amsel evita una carica di Rosetta

Pur in una virtuale inferiorità numerica, e sotto di un gol, l’Italia continua a spingere alla ricerca del pareggio, trascinata dell’incitamento del pubblico romano. I magiari hanno un lampo al 32’ quando Takacs II colpisce il palo dopo aver approfittato di un’incertezza di Ferraris. Quindi Rossetti fallisce una ghiotta occasione da pochi metri e al 44’, nel più classico cliché del calcio d’ogni tempo, l’ex juventino Hirzer gela i tifosi dello Stadio Nazionale firmando il raddoppio ungherese.

Amsel portiere

Il portiere ungherese Amsel, in maglia bianca, impegnato su azione di calcio d’angolo

La grande rimonta azzurra nel secondo tempo

Durante la pausa il commissario tecnico Rangone riordina le idee e i suoi ragazzi tornano sul terreno di gioco tutt’altro che remissivi. Il nostro portiere De Prà si oppone miracolosamente a Takacs II lanciato a rete e poi parte la riscossa azzurra: al 48’ l’ala destra Conti, su assist dello sgusciante Libonatti (migliore in campo), ridà speranza ai nostri con una fiondata che Amsel non riesce a trattenere, anche per colpa della pioggia. Poco più tardi Conti colpisce il palo.

Sulle ali dell’entusiasmo l’Italia, spinta da un tifo assordante, ribalta il risultato con le reti di Rossetti al 58’, ben servito ancora dall’immarcabile Libonatti, e nuovamente di Conti, che al 75’ infila la sfera appena sotto la traversa dopo un’azione personale.

Leopoldo Conti

Il secondo gol di Leopoldo Conti

La gioia del vantaggio dura appena una ventina di secondi perché l’indomabile Ungheria acciuffa immediatamente il pareggio (3-3) con un tiro debole ma preciso di Takacs II al 76’.

Quando il match sembra destinato alla parità Rossetti restituisce il favore del 2-2 a Libonatti e, con un buono spunto in mischia, lo serve in piena area: la conclusione dell’attaccante italo-argentino passa in mezzo a una selva di gambe e si infila alle spalle dell’impietrito Amsel, che aveva accennato all’uscita. I 30 mila spettatori dello Stadio Nazionale esplodono di gioia, mentre il cielo, dopo il temporale, si apre tingendosi d’azzurro.

Libonatti nazionale

Gli azzurri, infangati, festeggiano il gol vittoria di Libonatti

Il pubblico di Roma è straordinario

Il calore del pubblico, quel giorno, è straordinario: «Fu la partita di maggior tifo cui abbia assistito negli ultimi 25 anni», scrive in un articolo degli anni ’40 il giornalista Eugenio Danese. I romani Ferraris IV e Bernardini brillano soprattutto nella ripresa: il capitano della Roma, in occasione del primo gol ungherese, non riesce ad arginare l’offensiva avversaria anche perché spiazzato da una sortita offensiva del terzino Caligaris. «Bernardini, Ferraris e Pietroboni terminarono [l’incontro] a piena velocità, sicuri di loro stessi, utili all’attacco e alla difesa», scrive Vittorio Pozzo su “La Stampa”.

Italia-Ungheria 1928

Lo schieramento delle due squadre presentato dal quotidiano “L’Impero” alla vigilia

ITALIA-UNGHERIA 4-3 (0-2)
Reti: 13’ Kohut (U), 44’ Hirzer (U), 48’ L. Conti (I), 58’ Rossetti (I), 75’ L. Conti (I), 76’ Takacs II (U), 85’ Libonatti (I).
Italia: De Prà; V. Rosetta, Caligaris; Pietroboni, Bernardini, Ferraris IV; L. Conti, Baloncieri, Libonatti, Rossetti, Levratto. Ct: A. Rangone.
Ungheria: Amsel; Sternberg, Senkey I; Borsanyi, Bukovi, Pruha; Ströck, Takacs II, Konrad II, Hirzer, Kohut. Ct: Nadas.
Arbitro: Bauwens (Germania).
Note: terreno allentato per la pioggia battente che si interrompe soltanto verso il 75’. I guardalinee sono l’ex calciatore ungherese Robert Winkler e l’arbitro romano Carlo De Pità.

Italia Ungheria 1928

Foto di gruppo della nazionale. In piedi da sinistra: il prof. Attilio Fontana (rappresentante G.U.F.), Combi (in alto dietro a Rangone), il ct Rangone (seminascosto), Arpinati (presidente Figc), Rosetta, De Prà, Caligaris, Gasperi (riserva). In seconda fila: Pilotta (massaggiatore), Pietroboni, Bernardini, Ferraris IV. In terza fila (seduti): Conti, Baloncieri, Libonatti, Ferretti (presidente del Coni), Rossetti, Levratto.

La prima radiocronaca di calcio in Italia

Il match tra Italia e Ungheria è nella storia anche per la prima radiocronaca in assoluto di una partita di calcio in Italia. L’incarico di raccontare il match è affidato a Giuseppe Sabelli Fioretti, 21 anni ancora da compiere, capo della redazione romana della Gazzetta dello Sport.

Prima Radiocronaca Italia

Radiorario parla della prima radiocronaca di calcio in Italia

«Venne scelto per questa storica radiocronaca dopo qualche esperimento fatto (non da lui) nelle corse di cavalli – ci racconta il figlio Claudio Sabelli Fioretti, anche lui giornalista, impegnato attualmente nei programmi di Rai Radio 1 “Senza titolo” e “Tre di cuori” – nel calcio c’era stato un precedente in Inghilterra (Arsenal-Sheffield United 1-1 del 22 gennaio 1927, n.d.r.) in cui il campo era stato diviso in settori come nella battaglia navale, il radiocronista diceva cose tipo “ecco la palla sta in A4, ora Smith la passa a Jones in B7, ecc…” e la gente avrebbe dovuto seguire la partita da casa con un foglio. Credo che fu un’esperienza fallimentare e non venne ripetuta. Mi padre seguì quello schema inglese».

Prima Radiocronaca

Lo schema adottato dalla radio inglese per la prima radiocronaca del 1927

Ingaggio da 100 lire per la radiocronaca da Roma

Sabelli Fioretti, pagato 100 lire dall’E.I.A.R. (progenitrice della Rai) per quella pionieristica radiocronaca, viene messo in una postazione all’aperto, nella parte alta della tribuna coperta dello Stadio Nazionale. Accanto a lui, ad aiutarlo, c’è Enrico Segantini, della cui biografia però non si conosce quasi nulla: «Mio padre non mi ha raccontato molto di questa esperienza – ci dice ancora Claudio Sabelli Fioretti – era timido e riservato, anche se poi sapeva essere anche un uomo divertente, con spirito “cameratesco”, che amava raccontare aneddoti spassosi».

Giuseppe Sabelli Fioretti

La postazione di Sabelli Fioretti (indicata con una freccia) in tribuna

Un cavo di due chilometri dallo stadio allo studio

L’E.I.A.R., in occasione di questa storica trasmissione in diretta, istalla microfono e impianto superando le difficoltà date dalle cattive condizioni atmosferiche. Il lavoro fatto dall’ente radiofonico di Stato è descritto, con buona precisione, sulle pagine dell’antenato del Radiocorriere, il settimanale “Radiorario”, del 1° aprile 1928: «L’E.I.A.R. ha costruito una linea telefonica di oltre due chilometri per allacciare lo stadio con lo studio, servendosi per un tratto di linee della Società Telefonica Tirrena, gentilmente concesse, e per il rimanente di linee aeree di sua proprietà espressamente costruite. Il microfono, con i suoi amplificatori, è stato collocato nel punto più alto delle tribune al centro del campo in modo che l’annunciatore potesse usufruire della massima visibilità. L’annunciatore signor Sabelli della Gazzetta dello Sport (redazione romana) ha più che egregiamente assolto il suo compito. In Italia e fuori, chi ha ascoltato la trasmissione, ha seguito minuto per minuto, secondo per secondo, le vicende dell’appassionante contesa».

Italia Ungheria calcio

L’ingresso in campo dell’Italia, accompagnata da Ferretti (presidente del Coni)

Le lettere degli ascoltatori entusiasti

“Radiorario” pubblica anche alcune lettere degli ascoltatori entusiasti, che danno un quadro più chiaro dello scenario di quella radiocronaca: «Insieme ad un numeroso stuolo di amici di circa ottanta persone, abbiamo ascoltato con entusiasmo e palpitazione lo svolgimento della gara alla quale ci sembrava di assistere per la perfetta e precisa audizione» scrive l’ascoltatore Massimo Danese De Luca.

Gol Italia Ungheria

Uno dei gol dell’Italia (foto Istituto Luce-Cinecittà)

«La trasmissione era perfetta, modulazione chiarissima, speaker efficacissimo nella chiara illustrazione delle movimentate fasi della gara – scrive invece il cavaliere H. J. Tournés – una sola modesta osservazione, che occorrerebbe, forse, tener presente per l’avvenire: la voce dello speaker era sovente coperta dai clamori della folla, tanto che nei punti di maggiore interesse si perdeva quasi interamente la descrizione della fase. Sarebbe, ritengo, possibile ovviare all’inconveniente isolando in un certo qual modo lo speaker e il microfono in una cabina. Se si arrivasse a ciò le trasmissioni del genere sarebbero veramente perfette sotto tutti i punti».

Amsel Conti

Conti tenta di ostacolare un’uscita di pugno di Amsel durante Italia-Ungheria

Il “contenzioso” con Nicolò Carosio sulla prima radiocronaca

Quella di Italia-Ungheria del 25 marzo 1928 resta un’esperienza quasi unica per Giuseppe Sabelli Fioretti: «Mio padre non ha più ripetuto quell’esperienza, ma non so dirvi perché – ci spiega il figlio Claudio – poi si fece avanti Nicolò Carosio che divenne, per tanti, il primo radiocronista italiano, ma non era vero e mio padre ci stava male». A Sabelli Fioretti è in realtà attribuita una seconda radiocronaca delle nazionale, in occasione di Italia-Austria 2-2 dell’11 novembre 1928 a Roma, e quella della finale scudetto tra Bologna e Torino del 7 luglio 1929, sempre nella Capitale.

A testimonianza del “contenzioso” con Nicolò Carosio c’è una lettera spedita dallo stesso Giuseppe Sabelli Fioretti al “Radiocorriere TV” nel dicembre 1961. Il giornalista di Vetralla, in seguito a un’intervista di qualche settimana prima in cui Carosio si definiva «il primo radiocronista al mondo» in virtù di una radiocronaca del 15 maggio 1932 (Juventus-Torino 3-0), ci tiene invece a precisare che «la prima radiocronaca diretta fu da lui stesso effettuata a Roma il 25 marzo 1928 per l’incontro di calcio Italia-Ungheria». Una precisazione doverosa per un evento storico, nella Capitale, che altrimenti avrebbe rischiato di essere dimenticato.

Ungheria calcio 1928

L’Ungheria schierata durante l’inno

La biografia  di Giuseppe Sabelli Fioretti

Nato a Vetralla (Viterbo) il 15 aprile 1907, conosciuto come Peppino, a soli 17 anni diventa capo della redazione romana della “Gazzetta dello Sport”. Appassionato sportivo praticante, vince svariate gare di sci e ciclismo per giornalisti. Dal 1944 al 1948 è redattore capo della Gazzetta dello Sport. «Era tifoso della Roma – ci rivela il figlio Claudio – seguiva il calcio, l’atletica leggera e lo sci, ma era appassionato soprattutto di ciclismo. Nel 1944 si trasferì a Milano in bicicletta. Durante il viaggio rischiò di essere fucilato dai partigiani, ma per fortuna fu riconosciuto da una persona che lo salvò: “lui è Peppino”, disse, e lo lasciarono andare». A Milano, successivamente, viene raggiunto da tutta la famiglia.

Nel 1949 passa a “Stadio”, a Bologna, come redattore capo e poi, dal 1950 al 1960, è prima vicedirettore e poi direttore delCorriere dello Sport”, con una breve parentesi di capo ufficio stampa alle Olimpiadi invernali di Cortina d’Ampezzo del 1956. Nel 1960 è capoufficio stampa delle Olimpiadi di Roma.  Dal 1961 in poi scrive per “Il Tempo” e “Il Corriere della Sera”. Ha seguito tantissime edizioni del Giro d’Italia di ciclismo: «Si è preso anche un infarto durante il Giro, a San Marino», ci racconta il figlio.

Appassionato di filatelia dello sport, è pioniere in Italia nello scrivere e parlare di francobolli sportivi sin dal 1928 (tiene una rubrica in radio dal 1928 al 1932 e ne scrive per la prima volta nel nostro Paese su “Lo Sport Illustrato” nel ’28). Cura per anni rubriche filateliche per alcune testate, dirigendo un mensile specializzato, “Sport-Phila”, pubblicato per la prima volta il 15 marzo 1953 (con testi in francese, inglese, italiano, tedesco e spagnolo) e chiuso nel dicembre del 1960.
Giuseppe Sabelli Fioretti è deceduto il 19 giugno 1988 a Roma.

Stadio Nazionale

Lo Stadio Nazionale visto dalla piscina il 25 marzo 1928 (foto Istituto Luce-Cinecittà)

Fonti: Notizia Ansa del 19 giugno 1988.
Intervista a Claudio Sabelli Fioretti del 21 marzo 2018.
Radiorario del 1° aprile 1928.
Radiocorriere Tv, numeri di novembre e dicembre 1961.
Articolo de “Il Giornale” del 25 marzo 2008.
“Il Corriere della Sera” del 26 marzo 1928.
“La Stampa” del 26 marzo 1928.
“L’Impero” del 25 e 27 marzo 1928.
“Tutti gli Sports” dell’1-8 aprile 1928.

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