Giovanni Degni, il mediano d’assalto della Roma

Giovanni Degni

Romano purosangue e romanista, Giovanni Degni è una figura pionieristica e mitica nella Roma. Talento del calcio capitolino già prima del 1927, poi centromediano della neonata Roma e, non per ultimo, allenatore giallorosso per due stagioni, subito dopo la Seconda guerra mondiale. Nato il 28 settembre 1900 a Roma, sulla via Ostiense, alle spalle della Basilica di San Paolo fuori le mura, là dove oggi c’è il ristorante “Capoccetta” (via Ostiense, 180). Cresce tra quella zona, Testaccio e San Saba, nel cuore della Città Eterna.

Giovanni Degni, figlio di Roma

Il padre di Degni ha un’officina di riparazione e noleggio di carrozze di famiglia, attiva sin dall’inizio dell’Ottocento, con incannucciata nelle vigne di Testaccio. Ultimo di dieci fratelli, il piccolo Giovanni dà i primi calci al Campo della Piramide. Gioca nei campetti, ma anche in strada: «Uscivo la mattina e andavo a giocare – ha raccontato successivamente – poi tornavo per pranzo e le buscavo. Poi riuscivo nel pomeriggio e giocavo ancora, tornavo e ne prendevo altre. Per prenderne di meno iniziai ad uscire la mattina tornado direttamente la sera». A quindici anni entra nella Fortitudo, mettendosi in luce da attaccante nella squadra in cui si fa largo anche il giovanissimo Attilio Ferraris.

Giovanni Degni tessera
La prima tessera della Roma di Degni

Degni nella Fortitudo, titolare a 16 anni

Giovanni Degni esordisce nella prima squadra della Fortitudo ancora ragazzino, durante il periodo della Prima guerra mondiale, quando il campionato nazionale è sospeso, ma si organizzano svariati tornei locali: tanti giovani calciatori trovano spazio precocemente proprio per l’assenza dei titolari, impegnati come soldati al fronte. Il 1° aprile 1917, ad esempio, Degni è in campo da centravanti, a 16 anni e mezzo, nella Fortitudo che contende alla Pro Roma della mezzala Silvio Sensi (padre di Franco) il campionato romano di Prima Categoria 1917: la formazione di Rione Borgo si impone 1-0 con gol al 38’ di Genova, su assist di Degni, e si aggiudica il titolo capitolino. Qualche giorno più tardi, l’8 aprile, domenica di Pasqua 1917, è al centro dell’attacco di una selezione romana che, sul Campo della Pro Roma a Lungotevere Flaminio, sfida una selezione militare.

In gol con la mossa dello scorpione

Il 7 dicembre 1919 è tra i protagonisti della Fortitudo che si impone 2-1 in campionato sulla Lazio, sul terreno biancoceleste della Rondinella: «Degni, al centro, si fece ancora ammirare come un elemento prezioso», commenta la Gazzetta dello Sport. L’8 febbraio 1920 il giovane bomber vive la sua giornata di gloria segnando quattro gol all’U.S. Romana, battuta 6-0 da una Fortitudo che gioca peraltro in dieci per un’ora a causa di un infortunio. Nella stagione successiva, il 26 giugno 1921, Degni firma uno spettacolare gol sul campo della Bagnolese, in un match vinto 3-1 dai rossoblù di Rione Borgo: buttandosi in tuffo su un cross, il 20enne attaccante romano viene scavalcato dal pallone, ma riesce comunque a colpirlo con entrambi i tacchi, in una sorta di “mossa dello scorpione”.

Mariano Alessandroni
Degni (in borghese) con l’amico calciatore Mariano Alessandroni nel 1922

Degni passa all’Alba: scoppia il caos

Nel 1921 passa all’Alba insieme ai compagni di squadra Giovanni Corbyons e Mariano Alessandroni, quest’ultimo grande amico di Degni, suscitando scalpore in un’epoca di puro dilettantismo. Addetti ai lavori e giornali romani si indignano: sembra infatti che Umberto Farneti, patron dell’Alba, abbia sborsato 500 lire per convincere ciascun calciatore a vestire la maglia biancoverde. Il Comitato Regionale del Lazio, composto da personaggi che disapprovano i sistemi di Farneti, vieta ai tre calciatori, inizialmente, di partecipare al campionato. Motivazione: una squalifica dovuta al fatto che i tre non avevano incluso i loro nomi nella lista di trasferimento della Fortitudo. Nelle strade di Rione Borgo si diffonde così una canzoncina, allusiva, che suona così:

«Farneti un giorno, per combinazione / s’incontra con Bellucci e gli prospetta / di fare ‘na gran speculazione / sul futballe romano e l’altro accetta / sorge per loro un avvenire d’oro / e l’Alba spunta per la vita loro / Farneti, Farneti, chiamato l’astuto / il tuo trio famoso rubasti alla Fortitudo».

Figurina anni 30 degni
Una figurina d’epoca di Giovanni Degni nella Roma

Degni stella del calcio romano

In questi anni Degni si afferma come tra i migliori prodotti del football romano e viene costantemente convocato nelle selezioni laziali e del centro-sud che, di tanto in tanto, affrontano formazioni del nord Italia e squadre straniere. Per molte stagioni Degni gioca da attaccante, per poi arretrare e diventare un eccellente centromediano (o centrosostegno, come si preferiva dire all’epoca): «Giovanni Degni, forse il più bell’attaccante che Roma ha posseduto, è da un pezzo uno dei migliori centrosostegni che militino nelle squadre italiane» scrive “Il Messaggero” del 22 dicembre 1927, pochi mesi dopo la nascita dell’A.S. Roma. La svolta nel cambio di ruolo di Degni, da attaccante a mediano, si concretizza durate il derby del 20 dicembre 1925, vinto dall’Alba in rimonta sulla Lazio per 5-3 allo Stadio Nazionale: «Quando tutto lasciava prevedere una netta sconfitta dei biancoverdi per 3-1, Marton Bukovi passò in prima linea facendo arretrare a sostegno Degni e, in pochi minuti, portò la sua squadra alla più grande vittoria per 5-3», ricorda “L’Impero” del 25 marzo 1928. L’ungherese Bukovi, che nel Dopoguerra diventerà eccellente allenatore nonché ideatore del centravanti tattico (oggi “falso nueve”), firma una tripletta e, da quel giorno, diventa centravanti titolare dell’Alba. Per il resto della stagione 1925-26 Degni si sposta a mezzala (destra o sinistra) e, di tanto in tanto, viene schierato dal tecnico Pietro Piselli come mediano. Dal 1926-27 arretra definitivamente sulla linea del centrocampo, anche se, in qualche rara occasione, gli capita di tornare a giocare da punta. Con la maglia dell’Alba giunge per due volte alla finale scudetto, persa nel 1925 contro il Bologna e nel 1926 contro la Juventus.

Il 3 giugno 1926 è in campo nella selezione capitolina, voluta da Italo Foschi, che batte i forti bianconeri per 2-1. Un anno più tardi proprio Foschi darà vita all’Associazione Sportiva Roma, e, al momento della fusione di Alba, Fortitudo e Pro Roma nel giugno 1927, Degni entra naturalmente a far parte della nuova squadra della Capitale. Per la verità, in quell’estate, è seguito dalla Juventus e lungamente corteggiato dalla Lazio, ma Ulisse Igliori, patron dell’Alba e amministratore delegato della neonata Roma, si oppone al suo passaggio in biancoceleste e lo tiene in giallorosso.

Giovanni Degni
Un primo piano di Degni

Degni tocca il primo pallone della Roma

«Carattere serio e simpaticissimo, assolve in squadra il suo compito con tecnica, impegno e cuore e, in tempi ormai lontani, è stato il più classico esponente del calcio centromeridionale, della cui rappresentativa fece sempre parte», così, il 3 luglio 1931, il quotidiano sportivo “Il Littoriale” descrive Giovanni Degni, a conclusione della sua parabola di quattro stagioni nella Roma. Giocatore di temperamento, bravo nel colpo di testa e dotato tecnicamente, è, sin dai primi giorni di vita del club, il centromediano titolare della squadra: Degni è infatti in campo in occasione della prima partita nella storia della Roma, il 17 luglio 1927, vinta 2-1 sugli ungheresi dell’Ujpest Budapest al Motovelodromo Appio, ed è al centro della linea mediana romanista anche nella seconda uscita, una settimana più tardi, quando la Roma vince 1-0 sull’Attila Miskolc. Lo stesso Degni amava ricordare con orgoglio come, in quello storico 17 luglio, fosse stato lui a toccare per primo il pallone, dando il calcio d’inizio della partita d’esordio romanista. La mattina del 4 settembre 1927 partecipa al primo raduno della squadra, in vista della stagione inaugurale, al Motovelodromo Appio, agli ordini dei tecnici William Garbutt e Jozsef Ging. Il 25 settembre, in occasione della prima partita di campionato nella storia della Roma, è ancora Degni a dare il calcio d’inizio a centrocampo. Bravo nella fase di interdizione, grazie alla sua grinta e alla sua abnegazione, fa valere invece il suo passato da attaccante nell’impostare l’azione, innescando la prima linea con lanci lunghi e precisi. Grande amico di Attilio Ferraris, di cui era stato giovane compagno di squadra nella Fortitudo, forma con lui e Bernardini una formidabile linea mediana.

Giovanni Degni
Giovanni Degni (foto Archivio Storico AS Roma)

Degni vince la Coppa Coni

Segna soltanto un gol in gare ufficiali con la Roma, il 1° luglio 1928, in un 2-2 casalingo contro il Brescia nella Coppa Coni, poi vinta dai giallorossi dopo una drammatica tripla finale con il Modena. E’ protagonista di una magnifica prestazione soprattutto nel match di ritorno, in casa della formazione emiliana: «Centrosostegno di altissima classe, si è imposto sin dall’inizio all’ammirazione di tutti» commenta il quotidiano capitolino “L’Impero”; «magnifico perno» sottolinea invece “La Gazzetta dello Sport”. Degni è poi in campo nella terza e decisiva sfida, lo spareggio di Firenze vinto dalla Roma ai supplementari il 29 luglio 1928 in un caldo infernale. Sette mesi più tardi, il 24 febbraio 1929, la formazione giallorossa riceve fisicamente la Coppa Coni in occasione di un match di campionato vinto 4-0 sulla Triestina, che Degni gioca con una benda da guerriero intorno alla fronte. Nella stagione inaugurale della Serie A, il 1929-30, Giovanni Degni non salta neanche una gara delle 34 di campionato nella Roma: il 3 novembre 1929 gioca la storica sfida vinta 2-1 sul Brescia, in occasione dell’inaugurazione di Campo Testaccio. E, dei tifosi di Testaccio, Degni non può che diventare un idolo grazie alla sua grinta, al suo cuore e alla sua romanità.

Coppa Coni
La Roma con la Coppa Coni il 24 febbraio 1929, Degni è il terzo in piedi, con la fascia in testa (foto Museo della Roma)

Banchetto all’Ostiense per dirgli addio

L’unico rimpianto di quegli anni è forse di non essere tra i titolari contro la Juventus nella mitica gara del 15 marzo 1931, che i giallorossi vincono per 5-0 ispirando un film di Mario Bonnard e, soprattutto, la leggendaria “Canzona di Testaccio” che ancora oggi risuona allo Stadio Olimpico. Quel giorno, sulla linea mediana romanista, ci sono Ferraris IV, Bernardini e D’Aquino. Pochi mesi più tardi, a 31 anni, Giovanni Degni lascia la Roma per andare a indossare un’altra maglia giallorossa, quella del Lecce. Per salutare il loro beniamino, in partenza per la Puglia, i tifosi organizzano un banchetto alla Trattoria Rascelli a via Ostiense, vicino ai Mercati Generali, a cui partecipano, la sera del 29 agosto 1931, numerosissimi appassionati, Vittorugo Foschi, fratello di Italo, il fondatore della Roma, e Raffaele D’Aquino, compagno di Degni nella Roma.

Roma Juventus 1927
Degni (secondo da sinistra nella fila centrale) nella Roma che pareggia 0-0 con la Juve il 13 novembre 1927 (foto Archivio Storico AS Roma)

Giovanni Degni in nazionale, un rapporto difficile

Convocato più volte per selezioni e rappresentative varie negli anni ’20, Giovanni Degni conosce anche la maglia azzurra della nazionale A, senza però mai scendere in campo in gare ufficiali. Il 20 maggio 1923 viene convocato una prima volta in nazionale, insieme all’altro romano Giovanni Corbyons, per una partita di allenamento a Torino in vista di Cecoslovacchia-Italia 5-1 del 27 maggio. Dopo la sgambata però viene tagliato dal gruppo azzurro che parte per Praga.

Il litigio di Degni con Cevenini III

All’inizio del 1924 viene ancora convocato, con Corbyons e Ferraris IV, per un match di allenamento degli azzurri in vista della sfida con l’Austria, a Genova, del 20 gennaio. È in ballottaggio con Moscardini per un posto in attacco, ma finisce male perché litiga con i “senatori” e chiede di non essere più chiamato in azzurro. Nel corso della sgambata, giocata a Livorno il 13 gennaio 1924, Degni viene schierato con la formazione titolare, piena di calciatori degli squadroni del nord, che sembrano boicottarlo passandogli spesso palloni al veleno, troppo lunghi o troppo corti. Negli spogliatoi Degni non nasconde le sue lamentele e il veterano “Zizì” Cevenini III, bomber dell’Inter e autore di due gol nella partitella, gli grida stizzito: «Ma va in mona, terun!». Il romano, per tutta risposta, gli scaglia contro uno scarpino e se ne va sbattendo la porta. Poi corre da Umberto Meazza, membro della commissione tecnica azzurra, e gli dice: «Non mi chiami più perché non credo che posso far parte di questo nucleo di giocatori». Meazza (che non ha nessuna parentela con il grande fuoriclasse dell’Inter che dà il nome allo stadio di San Siro) ribatte senza scomporsi: «Lei ha ragione: non può fare parte di questa squadra».

Dopo quasi quattro anni viene però richiamato una terza volta in azzurro dal commissario tecnico Augusto Rangone per una partitella di allenamento a Bologna, il 22 dicembre 1927: ormai agisce da centromediano e stavolta viene bocciato perché gioca al di sotto delle sue possibilità. Degni non arriverà così mai a vestire la maglia della nazionale A in gare ufficiali: nel suo curriculum definitivo ci sono 5 presenze in rappresentative azzurre (Italia Sud, Rappresentativa Laziale e Italia Ferrovieri), tra il 1923 e il 1930, giocando in 4 occasioni da centravanti e in una da mediano. Nella nazionale ferrovieri disputa le due gare con l’Ungheria del 23 settembre 1928 in trasferta (pareggio 2-2) e del 6 aprile 1930 a Roma (match ancora chiuso sul 2-2).

nazionale ferrovieri
Degni (quarto da destra) nella nazionale ferrovieri in Ungheria il 23 settembre 1928 (foto Stefano Degni)

Degni, carattere fumantino

«Nonno aveva un carattere d’assalto, alla baionetta» ci ha raccontato Stefano Degni, classe 1957, nipote di Giovanni e legatissimo al celebre avo. Romano verace, fumatore “fino al giovedì”, onesto, dal carattere forte e orgoglioso, Giovanni Degni non manca mai di impegno e grinta in campo, a volte andando anche sopra le righe: il 28 ottobre 1923, in occasione di una sfida tra la Lazio e la sua Alba, è tra i protagonisti degli incidenti che portano alla sospensione dell’incontro. Al 73’, al gol del 2-1 biancoceleste firmato da Fulvio Bernardini, l’albino Buratti si avventa contro il laziale Mariani, che reagisce. L’arbitro Caroncino riesce a sedare la rissa, ma, appena riprende il gioco, Degni colpisce Bernardini, che cade malamente a terra. Ne segue una rissa furibonda tra i calciatori, che vede coinvolti anche alcuni spettatori scesi in campo: Meda, dirigente dell’Alba che funge da guardalinee, viene visto colpire con l’asta della bandierina chiunque gli si avvicini. Soltanto l’intervento dei carabinieri a cavallo riporta l’ordine, ma l’arbitro decide saggiamente di sospendere l’incontro. Le due società vengono multate di 500 lire, i giocatori Proietti, Buratti e Mariani si prendono quattro giornate di squalifica, Degni una, Bernardini una “ammonizione solenne”, Meda viene invece inibito nelle sue funzioni. Poi, il 13 gennaio 1924 a Livorno, Degni è protagonista del già citato battibecco con Cevenini III che, di fatto, gli costa il posto in nazionale.

Alba Roma 1923-24
La formazione dell’Alba protagonista della rissa con la Lazio il 28 ottobre 1923

Un tifoso napoletano lasciato nudo per strada

Il 18 luglio 1926, con l’Alba, è in campo in occasione dell’1-1 a Napoli, in casa dell’Internaples, che vale la qualificazione dei romani alla finale scudetto contro la Juventus. Il match, dopo il 6-1 per l’Alba nell’andata, è però giocato in un clima infernale, con i tifosi, aizzati da giorni dallo stesso club partenopeo, che hanno un atteggiamento intimidatorio e violento, tanto che sia Italo Foschi che Ulisse Igliori, al seguito della squadra capitolina, sono vittime di aggressioni. A fine gara alcuni supporters napoletani assediano lo spogliatoio dell’Alba: a un certo punto però i calciatori romani, stanchi di non potersene tornare a casa, aprono la porta facendo entrare soltanto il più esagitato dei tifosi dell’Internaples. Degni stesso ha raccontato che al poveretto «fecero ballare la tarantella» per poi portarselo via in macchina e lasciarlo in strada, in mutande se non addirittura nudo, fuori città. Poche settimane più tardi, durante la finale scudetto di ritorno, persa 5-0 contro la Juve dall’Alba a Roma, il 22 agosto 1926, Degni viene cacciato dal campo, dopo un’ora di gioco, dal suo stesso allenatore Pietro Piselli. Secondo le cronache dell’epoca il calciatore romano si stava rifiutando di eseguire gli ordini del tecnico, ma Stefano Degni, il nipote, ricorda i racconti del nonno, secondo cui Piselli gli aveva rimproverato un intervento troppo duro sul portiere juventino e della nazionale, Gianpiero Combi, rimasto infortunato al braccio destro.

Lo schiaffo di Degni a nome di Ferraris IV

Degni è ricordato inoltre come il primo calciatore espulso della Roma in Serie A: accade il 27 ottobre 1929, nel finale di un Milan-Roma perso 3-1 a San Siro, dopo l’iniziale vantaggio giallorosso ad opera dell’italo-argentino Chini. Non è da escludere che risalga a quel giorno l’episodio che lo stesso Degni raccontava al nipote Stefano: un avversario entra malissimo su di lui per poi scusarsi, dicendogli che l’ha scambiato per Attilio Ferraris e che il calcione doveva essere diretto al compagno di squadra. Al che Degni replica «ah sì, era per Ferraris?», «sì, scusami» conferma il milanista che, un istante più tardi, viene colpito da uno schiaffo del romanista: «Questo è da parte di Ferraris!» gli dice.

ATTILIO FERRARIS, IL CAPITANO DELLA ROMA MORTO IN CAMPO

Viene espulso una seconda volta il 31 maggio 1931, alla penultima gara in campionato con la maglia giallorossa, ancora a San Siro, stavolta in occasione di una pesante sconfitta per 5-0 con l’Ambrosiana-Inter. Nel finale di gara, con la Roma già annichilita dal pokerissimo nerazzurro, Degni passa alle vie di fatto con Luigi Ferrero e viene cacciato, insieme con l’avversario, dall’arbitro Albino Carraro di Padova.

Roma 1927-28
Degni (quarto in piedi) nella Roma, a Genova, contro la Dominante il 15 aprile 1928

Degni, una partita nella Lazio

Lasciata la maglia della Roma Giovanni Degni passa al Lecce insieme al giovane compagno di squadra Armando Preti, giocando in Serie B nel 1931-32. Il 6 gennaio 1932 gli capita anche di tornare a Campo Testaccio, da avversario, con la maglia salentina, per un’amichevole pareggiata 3-3 con la Roma. A conclusione di una stagione sofferta, lascia il Salento in cerca di nuovi lidi. Il 6 ottobre 1932 gioca addirittura un’amichevole di prova nella Lazio contro il Modena (4-5 per gli emiliani a Roma), ma non brilla e non viene tesserato dai biancocelesti: «Degni al centro della seconda linea è quegli che fu un giocatore di classe elevatissima – commenta ‘Il Messaggero’ del giorno successivo – ieri era troppo arretrato di forma e disabituato alla battaglia». «Mi piace pensare che non si impegnò volutamente per non indossare quella maglia», ci ha raccontato il nipote Stefano Degni. Qualche settimana più tardi raggiunge Catania, dopo un viaggio a dir poco avventuroso, per accordarsi con il club etneo con cui disputa due stagioni in Prima Divisione, la Serie C dell’epoca. Appende gli scarpini al chiodo nel 1934, dopo aver raggiunto la promozione in Serie B con i rossoazzurri siciliani.

Giovanni Degni Catania
Giovanni Degni (a destra), allenatore del Catania, chiacchiera animatamente con il noto dirigente etneo Ruggero Albanese (foto archivio Sergio Capizzi)

Degni allenatore, promosso in B con il Catania

Il 5 dicembre 1936 il direttorio federale gli assegna la qualifica di allenatore insieme con il coetaneo Giovanni Corbyons, suo ex compagno nella Fortitudo, nell’Alba e nella Roma. Degni inizia la carriera da tecnico nel Catania, che porta alla promozione in Serie B nel 1939, dopo quella ottenuta da calciatore cinque anni prima. Passa poi all’Anconitana Bianchi, che guida per tre stagioni (due in B e una in C dal 1939 al 1942), quindi guida il Lecce (Serie C 1942-43) per poi tornare a Roma. Durante la guerra è allenatore dell’Avia, formazione capitolina che partecipa al campionato romano 1943-44: ai suoi ordini ci sono anche il giovane Alberto Piccinini, ex romanista e padre del telecronista Sandro, Armando Trillò, poi allenatore di Totti bambino nella Fortitudo, e Tonino Fusco, il famigerato “impunito” di Testaccio. Nel corso del campionato incrocia peraltro la “sua” Roma, rimediando due pesanti sconfitte, per 2-0 e per 6-1.

Degni allenatore Roma
Degni (secondo da destra in piedi) allenatore della Roma vittoriosa sull’Inter, 3-0 il 28 luglio 1946, ultima di campionato, allo Stadio Nazionale

Degni allenatore della Roma

A conclusione della Seconda guerra mondiale, con la ripresa dei campionati, Degni è chiamato a guidare la Roma in Serie A: il club giallorosso è uscito con le ossa rotte, finanziariamente e tecnicamente, dal conflitto bellico e così il nuovo allenatore si attiva, con il dirigente Vincenzo Biancone e il presidente Pietro Baldassarre, per assemblare una rosa dignitosa. Il suo esordio da tecnico della Roma in campionato è bagnato da un successo sul campo dell’Anconitana, sua ex squadra, firmato da un gol di Amadei il 21 ottobre 1945. I giallorossi, capitanati da Amedeo Amadei, chiudono al terzo posto il girone Centro-Sud di un campionato ancora diviso, a causa delle difficoltà post belliche, qualificandosi al girone finale che assegna lo scudetto. Nella fase decisiva del torneo la Roma soffre la competizione con le squadre più forti (il Grande Torino, la Juve, il Milan e l’Inter) chiudendo al sesto posto su otto squadre.

Biancone Roma
Vincenzo Biancone, Amedeo Amadei e Giovanni Degni nel ritiro di Acqui Terme, sotto la neve, prima di Sampdoria-Roma del 16 febbraio 1947 (Foto AS Roma collezione Degni)

Il primo avventuroso volo in aereo della Roma

Risale a queste settimane la prima trasferta in aereo della storia giallorossa: in vista della sfida del 7 luglio 1946 a Torino, contro la Juve, la comitiva romanista si mette in viaggio su un velivolo non coibentato, un residuato bellico americano sul quale Degni e i calciatori devono proteggersi dal freddo infilandosi i giornali sotto le giacche. Il viaggio d’andata si conclude per il meglio, ma l’incontro è perso per 2-1 in rimonta, deciso da un contestatissimo rigore trasformato al 75’ dal terzino Rava, autore di entrambi in gol bianconeri. Incassata la bruciante sconfitta, la Roma si vede anche ritardare di un giorno il rientro nella Capitale, a causa di un guasto al motore dell’aereo su cui viaggia. La seconda stagione di Degni da tecnico giallorosso è più sofferta, con la squadra che chiude al quindicesimo posto in classifica (su 20 squadre), salvandosi dalla retrocessione per appena due punti. Così, nel 1947, il presidente Baldassarre saluta il tecnico romano per affidarsi all’allenatore ungherese Imre Senkey. Degni continua così la sua carriera lontano dalla Capitale, tra alti e bassi, alla guida di Catania, Anconitana, Narnese, Lecce e L’Aquila.

Roma calcio aereo
La comitiva della Roma in partenza in aereo per Torino nel luglio 1946

La scomparsa del figlio, l’affetto per il nipote Stefano

“Er Sor Giovanni”, come lo chiamano nella Capitale, con i primi risparmi della sua attività sportiva fa costruire un edificio in via Giuseppe Giulietti, all’angolo con via Ostiense, da cui terrazzi si può vedere uno spicchio dell’area di Campo Testaccio. Il palazzo è rigorosamente di colore rosso porpora con le lesene giallo ocra. Nello stesso edificio, al civico 2 di via Giulietti, va a vivere con la famiglia, mentre al civico 10 apre un piccolo negozio di articoli sportivi, spesso frequentato dai suoi vecchi compagni della Roma (Ballante e De Micheli su tutti) e da arbitri alla ricerca dei fischietti “Balilla”. Il negozio successivamente si allarga, spostandosi negli spazi più ampi dietro l’angolo del palazzo, a numero 10 di via Ostiense.

Il 20 maggio 1960 vive il dramma di perdere il figlio Aldo di 37 anni a causa di una grave malattia. Continua a seguire la Roma sugli spalti, grazie alla tessera di atleta benemerito che il club gli invia ogni anno. Con lui c’è spesso anche l’amato nipote Stefano che ricorda come il nonno avesse l’abitudine di portare due fiori, uno giallo e uno rosso, sulla tomba al Verano dell’amico Attilio Ferraris, scomparso prematuramente nel 1947: Degni però non aveva la forza di avvicinarsi, si fermava prima e mandava il nipote a depositarli. Colpito da infarto, Giovanni Degni muore a 75 anni il 2 novembre 1975 al San Filippo Neri, nello stesso giorno in cui è ucciso Pier Paolo Pasolini. I funerali vengono fissati per il 5 novembre e poi posticipati al 6 novembre, alle 16, nella chiesa di Santa Maria Liberatrice a Testaccio, per permettere la partecipazione ai giocatori della Roma, altrimenti impegnati in Coppa Uefa contro l’Öster Växjö di Gunnar Nordahl. La presenza della squadra giallorossa è naturale e doverosa: a Testaccio, quel giorno, tutta Roma si stringe attorno al “Sor Giovanni Degni”.

Giovanni Degni morte
La notizia della morte di Degni su Paese Sera del 4 novembre 1975

Fonti principali: “L’A.S. Roma dalla A alla Z” di Massimo Izzi

“Romanisti in 100 personaggi (+1)”, a cura di Adriano Stabile

“I pionieri del calcio romano” di Marco Impiglia
La Gazzetta dello Sport, numeri vari degli anni ’20 e ’30
Il Messaggero e L’Impero, numeri vari degli anni ’20
Il Calcio del 3 novembre 1923
Il Littoriale, numeri vari anni ’30
Il Corriere della Sera del 6 dicembre 1936
Il Corriere dello Sport e Il Tempo del 21 maggio 1960
Il Messaggero del 3, 4 e 5 novembre 1975
Il Romanista del 28 settembre 2017
Laziowiki.org
Testimonianze di Stefano Degni raccolte da Adriano Stabile

Giovanni Degni
Giovanni Degni nella Roma

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