Un gregario dell’hinterland romano che lotta, sgomita e combatte fino ad arrivare sul palcoscenico più importante: la Serie A con la maglia della Roma. Questo vedono i tifosi in Francesco Scaratti, nato il 19 febbraio 1939 a Torrimpietra, sobborgo a due passi dal mare sulla via Aurelia. «Mi chiamavano “Torrimpietra” perché è il mio paese – racconta al Corriere della Sera nel 2001 – ma anche perché di pietra in fondo lo ero davvero. Duro nei muscoli e nel carattere».
Terzino destro, mediano, ma anche mezzala o ala, quando necessario. Francesco Scaratti quello che un tempo si chiamava un jolly. Inizia a giocare nella piccola società Angelo Bianchi di Torrimpietra, poi entra nelle giovanili della Roma, alla fine degli anni ’50. Diventa un professionista grazie a un’ammirevole abnegazione: si alza alle 4 di mattina, va a lavorare la terra vicino casa fino a mezzogiorno e poi, il pomeriggio, corre nella Capitale per gli allenamenti. Fa una prima presenza isolata tra i “grandi” il 5 luglio 1958 in Coppa Italia, all’Olimpico: Roma-Palermo 1-0, gol al 26′ della ripresa di Orlando, che sfiora una conclusione di Secchi ormai destinata alla rete. Sulla panchina giallorossa ci sono Gunnar Nordahl e Antonio Busini.
Nel 1959-60 prima stagione da titolare, in prestito al Siena, in Serie C. Con lui c’è un altro giovane giallorosso che deve farsi le ossa in Toscana, Carlo Mazzone. Nel 1960-61 Scaratti è già in Serie A nella Spal, ma non gioca più di un paio di partite perché bloccato da un lungo infortunio. L’esordio nel massimo campionato è datato 2 ottobre 1960: Atalanta-Spal 1-1. Tra il 1961 e il 1964 torna nella Capitale, per giocare in Serie C nella Tevere Roma, con cui segna 19 gol in tre campionati. Nell’ottobre 1964, a 25 anni, disputa altre quattro partite in Serie A nel Mantova per poi passare, nel mercato autunnale, in Serie B nel Verona. Lui, romano, si trova benissimo nel capoluogo veneto affermandosi definitivamente. Pur non essendo un attaccante si toglie lo sfizio di segnare due doppiette: il 13 giugno 1965 alla Reggiana (3-0) e il 2 gennaio 1966 contro l’Alessandria (2-1 in trasferta). Nell’ultima stagione a Verona, il 1966-67, si ritrova come allenatore Nils Liedholm, futura colonna della Roma di Dino Viola.
E’ giunto il momento di tornare a casa e il presidente romanista Franco Evangelisti lo acquista nell’estate del 1967. La prima in Serie A in giallorosso, per Scaratti, è subito da brivido a Milano contro la grande Inter di Herrera, Mazzola, Facchetti e Suarez, il 24 settembre 1967: finisce 1-1 con reti di Facchetti e Taccola, è un buon debutto. Detto anche il “Roscio”, Scaratti, alto 1,75 per 67 chili di peso, è dotato di un gran tiro dalla distanza, forte e preciso. Nel 1969, con Helenio Herrera che nel frattempo è diventato allenatore della Roma, vince la Coppa Italia. “Torrimpietra” gioca 10 delle 11 partite del torneo segnando due reti. Scaratti instaura un legame speciale con il tecnico franco-argentino: «Ero il suo giocatore – racconterà poi – qualsiasi cosa mi chiedeva la facevo. Lui si è sempre fidato di me».
Al di là delle sua tante prestazioni generose il nome di Scaratti è legato soprattutto alla drammatica semifinale di Coppa delle Coppe contro il Gornik Zabrze, nell’aprile 1970. All’Olimpico, il 1° aprile, la Roma pareggia 1-1 con reti di Banas e Salvori. Nel ritorno, a Katowice il 15 aprile, Capello su rigore porta in vantaggio i giallorossi all’11’ (il portiere respinge, ma Fabio ribadisce a rete) poi il polacco Lubanski pareggia, sempre dal dischetto, proprio al 90’. Ai supplementari ancora Lubanski raddoppia, ma, quando manca un minuto al fischio finale dei 120 minuti di gioco, Scaratti firma il 2-2 con un potente bolide rasoterra. Per i tifosi giallorossi si consuma una beffa tremenda: il regolamento, a partire dalla stagione successiva, prevede che i gol in trasferta valgano doppio (come accade oggi) e, con questa norma, la Roma sarebbe qualificata. Il telecronista Nando Martellini è convinto che la regola sia già in vigore e dà la Roma già in finale di Coppa delle Coppe per la gioia di tutti gli italiani che sono davanti alla televisione. E’ lo stesso Scaratti ad avvertire Martellini, più tardi, che è necessario uno spareggio. Si gioca il 22 aprile sul campo neutro di Strasburgo e finisce 1-1 (reti, ancora su rigore, di Lubanski e Capello). E’ perciò necessario il sorteggio con la moneta (all’epoca non sono previsti i rigori dopo i supplementari) e la Roma viene eliminata dalla Dea Bendata.
Il 24 giugno 1972, con Herrera ancora in panchina, i giallorossi si aggiudicano il Torneo Anglo-Italiano. La finale è in programma all’Olimpico contro il Blackpool e la Roma, con un gran secondo tempo, vince 3-1 aggiudicandosi la Coppa. Il 33enne Scaratti mette la firma sul raddoppio con la sua specialità, tiro dalla distanza di potenza impressionante.
Si guadagna anche una citazione, sia pur un po’ derisoria, nel film “Roma” di Federico Fellini (1972): all’uscita di un’autostrada, dove una troupe cinematografica si appresta a intraprendere, e riprendere, un viaggio verso il centro della città, un casellante ascolta “Tutto il calcio minuto per minuto”. La voce di Nando Martellini annuncia la formazione della Roma, che sta per scendere in campo contro il Napoli, e il casellante commenta incredulo: «Scaratti ala tattica? Bel colpo! E quanno vincemo?!», alcuni della troupe replicano sfottendo: «Oggi perdete 5-0». Il jolly di Torrimpietra ha tanto cuore, tanta grinta, ma tecnicamente lascia a desiderare e per questo da qualcuno non è considerato un campione. Con l’addio definitivo di Herrera alla Roma, nel 1973, Scaratti viene accantonato nonostante sia arrivato a indossare la fascia di capitano. E’ ancora in rosa all’inizio del 1973-74, fa la preparazione estiva a Brunico (durante un allenamento, peraltro, è vittima di un malore) ma il nuovo tecnico Manlio Scopigno non lo prende in considerazione. Scaricato dai giallorossi, se ne va nella Lodigiani, squadra romana che milita in Promozione: gioca ancora un po’ iniziando a fare l’allenatore. Rimane nella piccola squadra capitolina fino al 1978, quindi torna alla Roma per occuparsi delle giovanili, restandovi per 16 anni.
Il 19 febbraio 2009 la sua Torrimpietra gli organizza una grande festa per il compleanno dei 70 anni. Continua ad occuparsi di calcio nel Maccarese, a due passi da casa, ormai lontano dal giro che conta, eppure il giallorosso gli è rimasto dentro, nel cuore. «Mai amato tanto una maglia», dice Francesco Scaratti ricordando la militanza nella Roma. Muore il 16 agosto 2013, a 74 anni. Il figlio Alessandro ne dà notizia in diretta radiofonica, a Radio Manà Manà: tanti tifosi giallorossi, a casa, trattengono a stento le lacrime.